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Approfondimento: come calcolare i tempi di ricarica di un’auto elettrica

Capire esattamente quanto tempo è necessario per ricaricare un’auto elettrica è utilissimo: anche per incoraggiare chi si avvicina al mondo degli EV con circospezione.

La cosa, però, può rivelarsi un affare estremamente complicato. Il motivo è che non esiste un modo semplice per dare una risposta precisa al 100%, in quanto nel calcolo rientrano molti fattori.

Per esempio la temperatura esterna: se fa troppo caldo o troppo freddo, l’operazione sarà rallentata. Poi c’è il livello di carica residua nella batteria e persino le caratteristiche del cavo con cui collegate l’auto alla presa ha la sua importanza. In caso di ricarica a casa, i 220 V delle prese domestiche, la cui potenza elettrica erogata è in genere attorno ai 3 kWh, rappresentano il caso che richiede più tempo per il rifornimento. E siccome potenze basse implicano tempi di ricarica più lunghi, per ripristinare l’autonomia di un’auto elettrica da una presa Schuko possono servire giorni interi.

In tutti i metodi di ricarica va poi considerato che parte dell’energia se ne va dispersa sotto forma di calore, invece di entrare nel pacco batterie, e altra ne viene impiegata per mantenere le batterie entro un range di temperature ottimale.

Per tenerne conto, si può stimare che almeno il 10% della corrente vada dispersa, per cui se la vostra Tesla con pacco batterie da 100 kWh è a metà serbatoio potete stimare che per recuperare i 50 kWh mancanti servano almeno 55 kWh e per completare il rifornimento da una presa che eroga 3 kWh serviranno oltre 18 ore (55:3).

Certamente le Wallbox dedicate, come quelle illustrate sul nostro catalogo, permettono di accelerare i tempi.

Le colonnine pubbliche raggiungono in genere potenze più elevate. Ma qui bisogna fare un’importante distinzione tra quelle in corrente alternata e quelle in corrente continua.

In genere, le colonnine in corrente alternata possono arrivare a potenze di 22 kW, ma qui entra in gioco il caricabatterie di bordo della vostra auto, che funziona come un collo di bottiglia. Con questo tipo di colonnine (così come dalle wallbox e dalle prese domestiche) il caricabatterie è costretto anche a trasformare la corrente alternata in corrente continua: l’unica che la batteria sia in grado di accumulare.

Per questo, se anche la potenza della colonnina fosse superiore, il minimo tempo necessario per il rifornimento della vostra auto elettrica sarebbe dato dai kWh necessari (di nuovo aumentati di circa il 10% per tenere conto delle perdite) divisi per i kWh di cui è capace il caricabatterie installato sull’auto (in genere da 6 a 12 kWh, a seconda della marca e del modello).

Diverso è il discorso dalle colonnine Fast Charge, che funzionano in corrente continua e possono quindi aggirare il collo di bottiglia costituito dal caricatore dell’auto.

Tuttavia, per prevenire usura precoce e surriscaldamento, il trasferimento di energia alla batteria viene di molto rallentato quando questa è al di sotto del 20% della carica oppure al di sopra dell’80%. Ecco perché i costruttori dichiarano sempre tempi record in quel preciso intervallo. Se per arrivare all’80% avete impiegato 30 minuti, potreste impiegarne altrettanti – se non di più – per arrivare al 100%.

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